Questa notte sui Nebrodi, lungo la strada che collega Cesarò a San Fratello, l’auto del presidente del Parco dei Nebrodi è stata presa di mira da un commando armato. Sono stati esplosi diversi colpi di arma da fuoco e, con la risposta della scorta e dell’auto di un funzionario di polizia, Dr. Manganaro, che seguiva il presidente, si è aperto un vero e proprio conflitto a fuoco.
I sicari, fuggiti, a quanto pare erano attrezzati anche di bottiglie incendiarie.
Ora, tralasciando i gravissimi dettagli di una cronaca che non vorremmo più dover leggere, quel che risalta è la persistenza di un tessuto delinquenziale mafioso che attanaglia la intera area nebrodense, un tessuto che rifiuta l’esistenza stessa di uno Stato, di regole, di percorsi che possano intralciare il suo esistere.
Intimidazioni, gesti minacciosi e, con oggi, persino attentati alla vita di chi, nell’esercizio delle sue funzioni, si sta opponendo a logiche illegali.
La società siciliana ed in particolare quella delle aree montane deve poter reagire, deve far sentire tutta la sua solidarietà agli uomini minacciati, in questo caso al presidente Antoci ed ai funzionari di PS che hanno rischiato di entrare nel troppo lungo elenco delle vittime di mafia.
Forse la decisione, evidentissima, del gotha di Cosa nostra di rimanere in posizioni di basso profilo ha portato la società civile siciliana ad allentare l’attenzione, quasi a credere in una sorta di natural declino di questa stirpe innaturale di delinquenti ed assassini. Ebbene, sia chiaro, sono ancora tra di noi, vivono ancora i nostri luoghi, le nostre strade, le nostre piazze.
Già semplicemente gli interessi per anni consolidatisi nell’affitto di porzioni di demanio pubblico montano per il pascolo, già solo quelli, comportano prese di posizione che giungono persino a mettere in atto le soluzioni “estreme”, le eliminazioni fisiche di chi a questi illeciti interessi si oppone.
Il presidente Antoci, “Peppe”, come amichevolmente si fa chiamare, deve da oggi sentire attorno a sé non solo la professionalità di chi, come questa notte, lo ha scortato con perizia e coraggio, ma di tutta la società civile siciliana che non deve lasciarlo solo un altro minuto.
Giuseppe Maria Amato
“Stanotte con un vile attentato, all’uscita di Cesarò, hanno sparato contro le auto della polizia che scortavano il presidente del Parco dei Nebrodi, Giuseppe Antoci. Sono tutti illesi grazie all’azione di coraggio dei poliziotti”. Lo dice in una nota il presidente della Regione siciliana, Rosario Crocetta. “L’episodio si lega alla battaglia che con il presidente Antoci stiamo facendo contro la mafia dei pascoli e all’azione di moralizzazione che stiamo portando avanti, che ha già portato a diversi arresti sul territorio.
Occorre rafforzare le misure di sicurezza a favore di Antoci e intensificare l’azione di lotta contro la mafia dei Nebrodi, che pensa ancora di essere potente e immune. Dobbiamo liberare la provincia di Messina dalla mafia dei colletti bianchi e da quella che nei territori esercita un potere violento verso i cittadini. Questa mattina insieme al sindaco di Santo Stefano di Camastra sono già stato a trovare Antoci presso la sua abitazione, nel pomeriggio alle ore 15:00 incontrerò la stampa per una conferenza stampa di solidarietà, per parlare delle battaglie che su quel territorio stiamo combattendo insieme e – conclude il presidente – per rimarcare il forte rischio di eliminazione che corre Antoci”.
Nella foto la lettera anonima inviata al Presidente del Parco dei Nebrodi, Giuseppe Antoci, nel dicembre 2014
“Già nel gennaio del 2015 avevo presentato un’interrogazione sulla mafia nei Nebrodi, con la quale chiedevo al governo di sostenere l’azione di legalità portata avanti dal presidente del parco Giuseppe Antoci. Oggi ne ho presentato un’altra, più approfondita, in cui spiego nei particolari la presenza di Cosa nostra nel territorio e gli affari delle famiglie mafiose, facendo tutti i nomi e i cognomi dei boss: Galati, Giordano, Bontempo Scavo, Mignacca, Batanesi, Conti Taguali, Costanzo, Foti Belligami”. Lo dice il senatore del Pd Giuseppe Lumia, componente della Commissione parlamentare antimafia. Al ministro dell’interno chiedo: “quali forme di protezione intenda intraprendere per salvaguardare l’azione del dottor Antoci alla guida del parco dei Nebrodi e metterlo nelle condizioni di continuare il suo prezioso operato; se ritenga opportuno dispiegare sulla zona dei Nebrodi una presenza stabile di tipo militare attraverso i reparti speciali già sperimentati in luoghi dalle medesime caratteristiche dei Nebrodi, al fine di garantire un efficace presidio del territorio; se ritenga opportuno istituire una task force per effettuare uno screening patrimoniale delle famiglie mafiose con l’obiettivo di aggredire e sequestrare i loro beni”.
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