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La vita e le passioni di Pino Grimaldi, intervista di Alessio Ordini di ItaliaOggi

Enna 25/05/07 – La vita e le passioni di Pino Grimaldi, former international president di Lions Club International, intervista di Alessio Ordini per ItaliaOggi.

Portare solidarietà ai più deboli è il mio obiettivo quotidiano. Con il volontariato ha cercato di dare risposte vere ai problemi dell’umanità

«Nessuno può andare lontano senza fare qualcosa per gli altri», osteneva Melvin Jones, l’uomo d’affari di Chicago, pubblicista e fondatore di Lions Club International, la rete di volontariato che oggi mette in contatto più di 1,3 milioni di aderenti in 200 paesi. Fra coloro che in questi anni hanno raccolto il messaggio e l’hanno messo in atto, portando aiuto e risorse nelle parti più disagiate del pianeta, c’è sicuramente Pino Grimaldi. Neuropsichiatra di fama internazionale, professore in neurologia, appassionato studioso di filosofia e sostenitore dell’importanza di una base umanistica negli studi, è l’unico italiano ad aver ricoperto la carica di presidente di Lions Club International e tuttora ambasciatore all’Onu.
Grimaldi ha conosciuto la storia in modo brusco, quando era ragazzo a Enna, la vecchia Castrogiovanni, come preferisce ricordare. «Nel ’43, quando avevo 15 anni, ho visto gli americani entrare nella mia città da vincitori. Molti scappavano, altri si trasformavano in amici dei vincitori. All’inizio consideravo i soldati solo come degli invasori, ma poi mi sono reso conto dell’aiuto che portavano alla popolazione. Ho dovuto ricredermi. E poi, anche grazie agli americani, si sono diffusi i club Lions, un mezzo capillare per comprendere le esigenze di chi è in difficoltà e intervenire laddove non possono arrivare le altre istituzioni».
Grimaldi si avvicina alla rete dei Lions all’inizio degli anni 60.
Un amico lo coinvolge nella fondazione del primo club di Enna, quando è già un neuropsichiatra affermato (in seguito sarà primario dell’ospedale del capoluogo siciliano). Da quel momento scalerà tutte le tappe intermedie nell’associazione, acquisendo esperienza e riconoscimenti sempre maggiori, fino all’ambito «Ambassador of good will award», il più alto attestato di stima nei confronti di un membro dei Lions.
«La nostra associazione», spiega Grimaldi, «chiede ai propri aderenti di mettere a disposizione le proprie capacità e risorse a favore dei più deboli. Se guardiamo ai dieci comandamenti della Bibbia, che impongono di non compiere determinati atti, lo spirito dei Lions inverte tale negatività, indicando invece che cosa si debba fare. E questo è riassunto non a caso in un ottalogo, che tutti i nostri soci sono tenuti a osservare».
Il lavoro per aiutare gli altri diventa così l’aspirazione maggiore di Grimaldi, e coinvolge Ariane, sua moglie, da cui ha avuto quattro figli. Il punto più alto della sua carriera è senza dubbio l’elezione alla carica di presidente internazionale dell’associazione, nel 1994, durante la 77esima convention internazionale di Phoenix, in Arizona. «A dire il vero», puntualizza Grimaldi, «già nel ’76 ero candidato, ma non sono stato eletto. In questi casi, non si fanno polemiche: piuttosto si torna ciascuno al proprio lavoro».
Nel ‘94, invece, comincia un lungo periodo di visite nei paesi più colpiti da guerre e malattie, molti dei quali in Africa e Asia. «Ho visitato 158 paesi, dove sono stato testimone della miseria, di genocidi come quello ruandese, di calamità naturali come il terremoto di Kobe, in Giappone, o le guerre nei Balcani. Grazie al mio ruolo nei Lions, ho cercato di portare aiuto concreto alle popolazioni. Attraverso il dialogo con le istituzioni internazionali, i capi di stato e le donazioni dei nostri soci, gestite attraverso la fondazione Lions Club International », ricorda Grimaldi, «abbiamo realizzato molte iniziative, fra cui pozzi per l’acqua in diversi paesi africani, scuole in Nepal, centri per anziani in Australia e Nuova Zelanda.
Andiamo fieri di progetti come “SightFirst”, l’iniziativa che ha permesso di debellare in Camerun l’oncocerchiasi, un’infezione che porta progressivamente alla cecità. Dopo aver assicurato la sopravvivenza, però», conclude Grimaldi, «il nostro impegno è quello di portare cultura, perché si formino dei cittadini che sappiano gestire se stessi e migliorare la società in cui vivono».

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Intervista di Alessio Ordini pubblicata sul quotidiano ItaliaOggi, venerdì 25 maggio 2007

Ringraziamo la redazione della testata giornalistica ItaliaOggi per la gentile concessione della riproduzione dell’articolo.

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