Non sono renziano, non mi piace il boy scout di Piazzale Michelangelo, non mi piace il suo ghigno sorriso, non mi fa per nulla star sicuro il suo verso democristianizzante, ma una cosa la condivido: mandare a quel paese la CGIL.
Leggo adesso le parole del La Valle, di questo eroe della difesa di… di che, dei posti sottratti alla società con la utilizzazione del potere politico?, dei posti guadagnati sul campo a suon di pacchetti voto?, delle assunzioni prive di qualsiasi metodo selettivo? Delle scelte fatte dal clan degli amici (allora tanti e uniti). Ma che ci faccia il piacere, egli è il sindacalista della Funzione Pubblica e che allora difenda la Funzione Pubblica, che è ben altra cosa.
Gli impiegati all’ATO, soprattutto gli “amministrativi” vennero scelti perché figli, cugini, nipoti, accoliti, galoppini, portaborse, portaborsette, dei politici che governarono la splendida stagione ennese degli anni duemila. Sono tutti stati scelti per motivi che esulano completamente da fattori quali le capacità, i titoli, la gavetta, le competenze. I migliori sono quelli che si fecero le ossa nel baraccone AltecoEn, entrati lì anch’essi per scelte politiche ma selezionati infine da chi tentava di fare impresa, magari con strettissimi legami con la politica, ma impresa. Gli altri, quelli di Sicilia Ambiente, gli originali ATO, tutti, sono la più spettacolare creazione della politica siciliana erede del consociativismo e passata nelle mani del sultano.
La Valle difende, la mette sul patetico, parla di pane, di famiglie, di disperazione, di sommosse probabili e di pace sociale. E chi dovrebbe guidarle queste sommosse, i signorini pagati a migliaia e migliaia di Euro al mese? I colletti bianchi posti lì a comandare le tute arancioni? Quelle avrebbero dovuto ribellarsi, ma non adesso, quelli e tutti i cittadini costretti a tenere sulle proprie spalle il peso di una creatura politica che, oltre a quanto versato con bollette salatissime, oltre allo scempio di un sistema di gestione da terzo mondo, oggi sanno di dover sopportare almeno 200 milioni di buco.
Quei “derelitti” che il La Valle difende, hanno potuto vivere dieci anni di paghe da lusso, molto più di qualsiasi impiegato pubblico, molto più di qualsiasi altro cittadino ennese medio. Oggi è arrivato il giorno di porre fine a questa farsa. Che vengano almeno sottoposti tutti a trattamenti di mobilità e, laddove veramente utili e dimostratamente competenti, riammessi con trattamenti finalmente equi.
E che la CGIL decida finalmente di fare il sindacato di chi soffre, di chi veramente non sa come portare il pane a casa, delle migliaia di ragazzi costretti ad andar via, degli operai che quotidianamente vengono soverchiati da classi imprenditoriali da paura.
La Valle chiede cosa ci sia dietro. Ma dietro cosa, la volontà di alcuni sindaci di finirla con decisioni prese nelle segreterie della politica? Perché non si chiede, invece, cosa ci sia dietro a tutto il resto, alle pressioni, alle girandole di commissari liquidatori, alle scelte fatte contro ogni indicazione dell’assemblea.
Qui la macelleria sociale, ogni giorno, colpisce impunemente, basta scender giù all’ASI, oramai Area Scempio Industriale, qui la macelleria espone i suoi prodotti ogni giorno nelle piazze delle venti cittadine e i privilegiati dell’ATO sono tra i pochi che in macelleria, quella vera, possono ancora entrare per comprare.
Antonino Testalonga
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