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Enna. Liceo delle Scienze Umane e Scuola dell’infanzia sfrattati. Parte 3

Enna. Liceo delle Scienze Umane e Scuola dell’infanzia sfrattati. Parte 3°

di Massimo Greco

 

alaSe i cittadini, al netto della più recente funzione sociale di controllo sottesa alla cosiddetta “trasparenza totale”, non sono tenuti a spulciare gli atti amministrativi adottati dalla Pubblica Amministrazione per pretendere il corretto esercizio di una funzione pubblica, stessa cosa non può dirsi per chi, come noi, ha la pretesa di monitorare – in chiave partecipativa – la qualità delle politiche pubbliche, soprattutto nelle sue fasi decisionali.

Dalla copiosa lettura degli atti posti in essere dall’Istituto d’Istruzione Superiore Napoleone Colaianni e dal racconto della sua Preside, emerge un percorso tutt’altro che deficitario. L’Istituzione scolastica ha infatti cercato fin dalla prima nota dell’ex Provincia, con la quale nel dicembre 2015 si comunicava l’avvenuta aggiudicazione dell’appalto dei lavori di ristrutturazione e adeguamento sismico nell’immobile di Valverde adibito a Liceo delle scienze umane e a Liceo musicale, di individuare soluzioni condivise che potessero limitare disagi al sistema scolastico. La stessa Preside, insediatasi nella carica solo lo scorso mese di settembre, non ha mancato di evidenziare atti e comportamenti dei suoi predecessori, tutti finalizzati non certo a rifiutare l’individuata sede dell’ex Liceo linguistico di Enna-bassa, ma ad accompagnare tale trasferimento attraverso l’assunzione di precisi impegni da parte dell’ex Provincia di Enna: pagamento delle utenze (acqua, luce e gas), sistemazione a deposito di tutto ciò che risulta ancora presente nei locali, pulizia e piccola manutenzione di tutti i locali, spese di trasloco, ecc… In sostanza, all’ex Provincia è stato più volte chiesto di assicurare quanto di rispettiva competenza, mettendo l’individuato ex Liceo linguistico nelle condizioni di essere immediatamente fruito ed utilizzato per le attività didattiche. L’ex Provincia, oltre ad essere proprietaria dell’immobile, è anche destinataria di precise incombenze. L’Ordinamento, infatti, ha inteso suddividere le competenze tra Enti locali e Ministero dell’Istruzione intestando ai primi le spese relative alle strutture in cui si svolge l’attività didattica, ricomprendendo sia i beni immobili a ciò preposti, sia le attrezzature necessarie per lo svolgimento delle attività stesse, comprese quelle d’ufficio (di mero supporto alla vera e propria attività didattica); al secondo le spese relative allo svolgimento dell’attività didattica in senso stretto, sia derivante da programmi istituzionali sia relativa ad iniziative complementari o attività integrative svolte all’interno delle istituzioni scolastiche.

 

Ora se tutto questo ha sempre funzionato nel rispetto del principio di leale collaborazione tra ex Provincia regionale e Istituzioni scolastiche del territorio, il sistema va “in corto circuito” allorquando l’ex Provincia regionale di Enna – oggi libero Consorzio comunale – viene privata di quelle risorse finanziarie che fino a ieri hanno consentito il corretto esercizio delle funzioni amministrative assegnatele dalla legge. Il novello libero Consorzio comunale, che opportunamente aveva programmato di effettuare i necessari lavori di adeguamento sismico in un immobile che oggi è stato dichiarato inagibile, si è trovato a diffidare più volte la dirigenza scolastica a lasciare l’immobile per evitare la perdita del finanziamento concesso per l’esecuzione dei lavori e contestualmente a “scrollare le spalle” per non essere più in grado di assumere i medesimi impegni degli anni passati nei confronti non solo della Scuola in questione, ma – udite, udite – nei confronti di tutte le Scuole secondarie della provincia.

 

Orbene, sic stantibus rebus, la soluzione non è più da ricercare in sede locale, neanche “costringendo” tutti gli attori interessati a sedersi attorno il medesimo tavolo convocato da un’autorevole Istituzione (!?). Come infatti sostengono alcuni docenti, il problema non è quello del trasloco, visto che il trasloco è stato comunque fatto nei locali del Liceo classico di Via Roma, ma quello di assicurare strutturalmente impegni finanziari ben più consistenti che la Scuola non potrebbe sostenere neanche volendolo fare.

 

A questo punto emerge evidente, ictu oculi, il vero responsabile di siffatta situazione: la politica regionale. Quella stessa politica che, dopo essersi rifiutata di recepire i principi soppressivi contenuti nella legge di riforma dell’ente intermedio delle Regioni a statuto ordinario, non si è resa conto che necessitava dare adeguata copertura finanziaria al mantenimento di un ente intermedio che in Sicilia ha cambiato solo il nome. E questo, nonostante la Corte costituzionale, per una analoga questione verificatasi nella Regione Piemonte, avesse già statuito l’incostituzionalità di quelle leggi che non assicurano il necessario equilibrio tra risorse finanziarie e funzioni amministrative assegnate, pena la violazione del principio costituzionale di buon andamento dell’azione amministrativa.

 

Mala tempora currunt? Forse sì, ma non ci rassegniamo!

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