giovedì , Marzo 13 2025

I TRE PAPI DEL 1978

Quarant’anni fa il mondo venne scosso da un violento terremoto. Un terremoto non fisico ma spirituale. Improvvisamente, infatti, tutti i giornali e i telegiornali davano la stessa notizia: Giovanni Paolo I era morto. Terremoto perché Giovanni Paolo I, al secolo Albino Luciani, era asceso al soglio pontificio solo un mese prima dopo la morte di Paolo VI, al secolo Giovanbattista Montini. Luciani fu senz’ombra di dubbio una meteora, de medietate lunae per come la profezia di Malachia lo descriveva (o meglio si tenda a pensare che il motto faccia riferimento a questo papa perché indicherebbe il breve lasso di tempo del regno, paragonabile ad un ciclo lunare). Ma una di quelle meteore che, se fosse durata, aveva buone possibilità di splendere. Fu un papa rivoluzionario sin dal nome, con quel doppio “Giovanni” e “Paolo” frutto della fusione dei suoi due predecessori Giovanni XXIII che, pur durando solo 5 anni dal 1958 al 1963, rinnovò la Chiesa aprendo il Concilio Vaticano II, e Paolo VI, papa più in disparte (forse più burocrate) che chiuse quel concilio. E non dimentichiamo come Paolo VI, in visita a Venezia quando Luciani era patriarca (il ‘900 ci ha regalato diversi papi precedentemente patriarchi di Venezia) si tolse la stola papale per metterla sopra, quasi in una sorte di profezia (diverse saranno le profezie su Luciani) al futuro Papa. Rivoluzionario anche in quel suo motto “Humilitas” con cui contrassegnò tutto il suo operato da vescovo a papa. Rivoluzionario quando definì Dio non più Padre ma Madre. Non era rivoluzionario… era umano. Umano, troppo umano come direbbe Nietzsche. Umano perché proveniva dalla periferia e non certo dall’aristocrazia. Umano perché figlio del suo tempo e tale vi visse operandovi e cercando di riportare alla normalità ciò che sembrava paradossale. Umano anche all’interno della sua morte disumana e sospettabile del più cieco complotto. Non stiamo parlando di una propaganda asservita ad una Chiesa ingenua per come ci sta abituando Papa Francesco. Stiamo parlando di una Chiesa che riconosce le proprie responsabilità e cerca di autocorreggersi. Senza parlare in maniera ipocrita di Chiesa semplice quando con Chiesa semplice si vuole intendere la Chiesa ingenua che se ha colpe è solo frutto della ingenua semplicità. Luciani avrebbe lottato per una Chiesa semplice e cosciente del proprio ruolo. Una Chiesa che si fa ultima per sostenere gli ultimi e non per giustificare le proprie colpe. Una Chiesa che insegna a pescare senza mettere sotto il naso il pesce. Ma il tempo se lo è portato troppo presto e il ’78 ci regalò oltre all’anno dei tre papi il primo papa non italiano di origine da diversi secoli che sicuramente aveva già ben visto i punti cardini di Luciani, tanto da voler prendere il suo nome e farsi chiamare Giovanni Paolo II.

Alain Calò

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