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Enna com’era, il Duomo e la piazza

Nel 1930 la piazza della Cattedrale si presentava come un gioiello. Un palinsesto armonioso costituito dalla fiancata sud del Duomo con torre campanaria seicentesca, navata centrale e portale del Cinquecento e transetto e absidi del Trecento. A est faceva bella mostra il palazzo del barone Romano (che morì di stenti ospite del custode del suo palazzo) con una bella facciata tardo settecentesca ed un ingresso monumentale con colonne (oggi la facciata è orribilmente deturpata da sopraelevazioni che ne hanno alterato la forma); accanto, il palazzo Varisano, d’impianto quattrocentesco ma rifatto qualche secolo dopo (oggi sede del museo archeologico), la chiesa di San Michele, di grande interesse architettonico, eretta nel 1734 dall’ordine femminile benedettino. Non c’era il monumento con la statua di Mazzini, voluto negli anni ’50 dal sindaco Paolo Savoca (che fece una colletta tra gli impiegati del Comune). La città contava poco più di 22 mila abitanti e continuava a perderne a causa della crisi nell’industria estrattiva dello zolfo. C’erano ancora in produzione una dozzina di miniere. I quartieri conservavano la loro struttura medievale. Da poco erano stati ultimati i lavori della stazione ferroviaria. La civiltà contadina era nel suo pieno splendore. All’alba pastori e contadini si avviavano nelle loro campagne scendendo per i sentieri della montagna fuori dalle antiche porte. Il Duomo aveva quattro dignità ed undici canonici. Ed uno stuolo di sagrestani. Uno dei tanti viaggiatori di passaggio ricorda che di buon mattino alla prima messa la chiesa si riempiva di fedeli. Il silenzio era assoluto e si sentivano i pugni battuti sui petti da ‘quelle anime in segno di pentimento’. Lo scrittore Eduardo Fontanazza, recentemente scomparso, ha lasciato delle pagine sublimi sui luoghi rupestri, mitici, monumentali della città. Sulla fiancata della Cattedrale descrive la Porta Sottana progettata dall’architetto messinese Jacopino Salemi e realizzata con l’aiuto di Bernardino Lima dal 1570 al 1574. Belle ‘le colonne binate corinzie, i fregi, ma anche il timpano con le due edicolette e le quattro cariatidi che chiudono il bellissimo rilievo in marmo bianco di “San martino che si spoglia del mantello per darlo al povero”. Un incendio nel 1446 aveva distrutto la navata centrale e subito erano cominciati i lavori di ricostruzione. ‘Il crollo di un piliere posto davanti alla Porta Sottana nel 1549 – scrive Carmelo Severino in ‘ Enna -la città al centro’ – offrì l’occasione per una serie di interventi interni dislocati nel corso degli anni che vedono all’opera diversi artisti’. Giandomenico Gagini nel 1562 firma le prime due colonne della navata ‘con gli ornatissimi capitelli e le basi vistosamente decorate di putti e grifi’. Raffaello Rosso e Antonino Catrini firmano altre due colonne corinzie. ‘Nel periodo che va dal 1573 al 1586 – scrive Eduardo Fontanazza nel libro ‘Enna..quasi romanzo di un patrimonio’ – il “magister lignarius” Andrea Russo da Collesano con tornitori, sbozzatori, intagliatori di Castrogiovanni e Calascibetta intaglia il soffitto ligneo delle navate’. Nel 1619 crolla il campanile. Ricostruito, torna a crollare nel 1676. Nel 1681 inizia la ricostruzione sotto la guida dell’architetto Giuseppe Bruno. La torre campanaria resta incompleta, ma – scrive Severino- ‘la sovrapposizione di volumi conferisce alla chiesa una facciata torreggiante che rappresenta a buon diritto il prototipo delle facciate torri siciliane, e l’esempio meglio riuscito di intervento su edificio preesistente caratterizzato all’esterno dalle absidi trecentesche, e all’interno dagli spazi rinascimentali delle navate, che la nuova facciata barocca esalta e valorizza’.

Antonio Giaimo

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